Il ruolo del caffè contro l’Alzheimer

caffe

Giornata Mondiale dell’Alzheimer, 21 settembre. Tempo di riflessioni. Sappiamo tutti che l’Alzheimer è la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante, con esordio prevalentemente in età presenile (oltre i 65 anni). Purtroppo non esistono ancora cure efficaci ma l’Alzheimer si può affrontare mettendo in campo strategie diverse che migliorano la qualità della vita dei pazienti, da iniziare ben prima della comparsa della malattia. Imprescindibile, in questo contesto, condurre uno stile di vita attivo ed equilibrato basato su attività fisica costante e alimentazione corretta. A questo proposito, Isic (Institute for Scientific Information on Coffee), in occasione di questa giornata, ha pubblicato oggi la terza edizione del Report “Le cose buone della vita: il consumo di caffè può ridurre il rischio di sviluppare l’Alzheimer?” che raccoglie le più recenti evidenze scientifiche su consumo di caffè e morbo di Alzheimer. Circa 26 milioni di persone in tutto il mondo sono malate di Alzheimer. In particolare in Europa, il progressivo invecchiamento della popolazione sembra essere correlato a un aumento della malattia. Ecco, di seguito, gli highlights del III Report ISIC:

– Una metanalisi pubblicata quest’anno su Nutrition evidenzia che il consumo moderato di caffè può ridurre fino al 27% il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer.
– Il ruolo della dieta mediterranea: alcuni frutti, ortaggi e bevande – tra cui il caffè – contengono polifenoli. Queste molecole, presenti anche nel caffè, agiscono sulle cellule cerebrali per ridurre l’infiammazione, diminuire la mortalità dei neuroni e mantenere bilanciati i livelli di acetilcolina, una sostanza chimica che funge da neurotrasmettitore e che viene rilasciata dalle cellule nervose per inviare segnali alle altre cellule. Tra i polifenoli, viene segnalato l’acido ferulico per il suo effetto positivo nella prevenzione dai problemi alla vista.
La caffeina, contenuta nel caffè, inoltre ha mostrato di ridurre due marcatori tipici dell’Alzheimer: l’accumulo del peptide beta-amiloide, e la iperfosforilazione di proteina tau. Inoltre ridurrebbe anche la morte dei neuroni, soprattutto nelle aree del cervello che giocano un ruolo nella memoria. Infine, come neuro-stimolante, produce elevati livelli di acetilcolina.
– Un recentissimo studio ha evidenziato il ruolo svolto dalla quercetina, uno dei componenti del caffè, quale neuroprotettore nei confronti sia della malattia dell’Alzheimer che nel morbo di Parkinsons.
– Una vasta letteratura scientifica riporta i numerosi benefici associati a un moderato consumo di caffè su ulteriori importanti aspetti della fisiologia umana: dalla memoria alla concentrazione, dalla performance fisica al rallentamento del fisiologico declino cognitivo legato all’età, dalla riduzione del rischio di malattie neurodegenerative (come appunto il morbo di Alzheimer e la malattia di Parkinson) a una forte azione preventiva e protettiva nei confronti del diabete di tipo 2 e di alcune malattie del fegato tra cui cirrosi, steatosi ed epatite.
Il caffè, assunto quotidianamente in sicurezza per centinaia di anni, è parte integrante della storia e della cultura nel nostro Paese; il suo consumo è fortemente radicato nei costumi alimentari degli italiani, che si esprimono attraverso le pratiche e i valori della dieta mediterranea, riconosciuta tra le migliori del mondo. In generale, un’assunzione moderata di caffè, tipicamente 3-5 tazzine al giorno, come indicato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) nel suo parere sulla sicurezza della caffeina, viene associata nella letteratura scientifica a una serie di benefici fisiologici e può far parte di una dieta sana ed equilibrata e di uno stile di vita attivo. Non ci stancheremo mai di ripeterlo…

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