Il talento è genetico? La visione di Ancelotti e il ruolo delle fibre muscolari bianche e rosse

In una recente intervista, Carlo Ancelotti — icona del calcio internazionale e attuale commissario tecnico del Brasile — ha lanciato un’affermazione destinata a far discutere: “Il talento fa parte della genetica. La velocità, per esempio, è genetica. È difficile far diventare veloce un calciatore lento, mentre è molto più facile, sbagliando allenamenti, far diventare lento un giocatore veloce.”

In una recente intervista, Carlo Ancelotti — icona del calcio internazionale e attuale commissario tecnico del Brasile — ha lanciato un’affermazione destinata a far discutere:

“Il talento fa parte della genetica. La velocità, per esempio, è genetica. È difficile far diventare veloce un calciatore lento, mentre è molto più facile, sbagliando allenamenti, far diventare lento un giocatore veloce”.

Un’osservazione pragmatica e lucida, che sposta l’attenzione dal mero allenamento tecnico a una riflessione più profonda sull’origine della prestazione atletica: i limiti genetici, la natura delle fibre muscolari (fibre bianche e rosse) e le scelte metodologiche in ambito sportivo.

La genetica come punto di partenza

Ancelotti non è il primo a sottolineare l’importanza della predisposizione genetica nello sport, ma è interessante che lo faccia parlando non tanto di “talento tecnico”, quanto di capacità atletiche pure come la velocità. Questo punto di vista si fonda su decenni di studi fisiologici che mostrano come le caratteristiche muscolari di un atleta siano in gran parte ereditate, e che i margini di miglioramento, seppur esistenti, non siano illimitati.

Fibre muscolari: rosse e bianche

Alla base di questo discorso ci sono le fibre muscolari, suddivise principalmente in due grandi categorie:

  • Fibre rosse (di tipo I o a contrazione lenta): specializzate per la resistenza. Hanno un metabolismo aerobico, sono ricche di mitocondri e capillari, e permettono movimenti prolungati nel tempo senza affaticarsi rapidamente. Sono dominanti in atleti come maratoneti o ciclisti.
  • Fibre bianche (di tipo II o a contrazione rapida): più adatte a scatti e movimenti esplosivi. Si dividono ulteriormente in IIa (intermedie, adatte a sforzi intensi ma non brevissimi) e IIb (capaci di generare grande potenza in pochissimo tempo). Queste ultime sono tipiche di velocisti, saltatori e, ovviamente, calciatori esplosivi.

La composizione delle fibre muscolari è in larga parte determinata geneticamente: un soggetto può nascere con una percentuale dominante di fibre bianche o rosse. Questo determina, ad esempio, se sarà più predisposto alla corsa veloce o alla corsa di resistenza. Ed è qui che si inserisce il pensiero di Ancelotti: un calciatore con prevalenza di fibre rosse difficilmente diventerà un fulmine di guerra, e tentare di farlo potrebbe essere non solo inutile, ma addirittura dannoso.

Allenare secondo il proprio profilo muscolare

L’errore, secondo Ancelotti, è voler forzare la natura. L’allenamento deve affinare ciò che già esiste, non trasformare radicalmente le caratteristiche genetiche dell’atleta. Questo significa rispettare la struttura muscolare di partenza, allenando le fibre giuste nel modo giusto.

Allenamento per fibre bianche

Chi possiede una prevalenza di fibre di tipo II (bianche) va allenato privilegiando:Lavori esplosivi: sprint brevi, salti, pliometria.
Forza massima: carichi elevati, poche ripetizioni.
Recuperi ampi: per mantenere la qualità del gesto.
Alti picchi di intensità: stimolano adattamenti neurali e ipertrofia delle fibre bianche.

Attenzione però: un eccesso di lavoro aerobico può desensibilizzare le fibre bianche, riducendone l’efficacia esplosiva. È esattamente ciò a cui Ancelotti fa riferimento: si può “inibire” un talento veloce, sbagliando la tipologia di allenamento.

Allenamento per fibre rosse

Chi invece è dotato di una maggior percentuale di fibre rosse trae beneficio da:

  • Corsa continua, fartlek, interval training ad alta durata.
  • Circuiti a bassa intensità: per migliorare la capacità aerobica e il recupero.
  • Volume elevato, intensità moderata: ottimale per sostenere uno sforzo continuativo.

Questo non significa che un atleta “lento” non possa migliorare la propria reattività. Tuttavia, i miglioramenti saranno limitati rispetto a quelli ottenibili da un profilo genetico naturalmente esplosivo.

Il rischio dell’allenamento standardizzato

Molti club, soprattutto a livello giovanile, tendono a proporre un modello unico di preparazione atletica, perdendo di vista l’individualizzazione. È qui che emergono gli effetti negativi a cui accenna Ancelotti: un giovane con potenziale esplosivo viene trattato come un fondista e perde le sue qualità innate. Il risultato? Un calciatore spento, meno efficace e con un rischio maggiore di infortuni muscolari.

Verso un modello personalizzato

Le moderne tecniche di analisi fisiologica permettono oggi di valutare con buona precisione la composizione muscolare di un atleta. Dalle biopsie muscolari (in ambito scientifico) ai test funzionali e alle tecnologie di imaging (come la risonanza magnetica), è possibile costruire profili personalizzati e creare programmi di allenamento su misura.
In ambito calcistico, dove l’equilibrio tra resistenza, forza e velocità è delicato, questa individualizzazione diventa cruciale. Ogni ruolo in campo — dal terzino al centravanti — richiede un mix differente di qualità muscolari, e l’allenatore moderno deve saper leggere questi dati per valorizzare ciascun atleta.

L’affermazione di Ancelotti, per quanto netta, poggia su basi scientifiche solide. Non si tratta di una visione deterministica — come a dire che il destino atletico è già scritto nei geni — ma di un invito al realismo: conoscere la natura dell’atleta è la chiave per valorizzarne il potenziale, senza inseguire trasformazioni impossibili.

Allenare la velocità non significa solo far correre di più, ma sapere chi stai allenando. Le fibre muscolari non sono tutte uguali, e nemmeno i calciatori. Capirlo — e accettarlo — potrebbe fare la differenza tra un talento che si spegne e un talento che esplode.

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Foto di apertura di Ruben Leija su Unsplash

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